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Aggressività e altruismo
Ecco l’aggressività. Ma questa, di per sé, non è necessariamente crudele: sappiamo che in latino c'era il verbo ad-gredior (andare verso) che si trova nell’intraprendere un lavoro, nel realizzare positivamente ogni evento della vita, perfino nell’amicizia e nell’amore.
Ma l’uomo, nella sua lunga evoluzione, è andato oltre: da centinaia di migliaia di anni ha lentamente creato sempre più severe limitazioni territoriali, ha capito il valore delle nascenti riserve alimentari, ha accentuato il significato dell’appartenenza tribale; con l’aiuto della cultura e con l’intelligenza che cresceva aumentava il valore di simboli e concetti come l’orgoglio, il possesso e tutto ciò che lentamente cancellava la coesione sociale precedente e, ciò che è più grave, l'intima alleanza con la natura.
Da qui le lotte tribali sempre più estese, con l'uso delle armi che si andavano perfezionando fino alla costruzione di archi e frecce intorno agli 8000 anni fa.
In un riparo sotto roccia, nel centro del Sahara, è stata scoperta una stupenda scena di battaglia fra due gruppi nettamente divisi per abiti ed armi, ma appartenenti alla stessa etnia; capelli biondi, profilo nettamente europoide: tutto ciò ha rivoluzionato le nostra conoscenze intorno alle popolazioni desertiche della preistoria.
E se non sappiamo la data di nascita di queste battaglie sembra abbastanza chiaro che esse abbiano preso lo spunto da quella domesticazione che consentiva l'accumulo di riserve animali e vegetali che facevano la ricchezza della tribù. All'interno di questa dovette emergere, qua e là, qualche personaggio di valore e di forza, che doveva difendere il patrimonio del gruppo. Forse è da qui che nacque l'ammirazione per questo individuo che si guadagnava la predominanza su tutti i suoi simili.
La guerra, nel corso dei secoli, cominciò a condizionare, in modo diverso, individui, famiglie e nazioni.
Qualcosa di nuovo sta però nascendo: sembra che molti studiosi di vari paesi stiano prendendo sul serio la necessità di cancellare la disastrosa concezione che le armi e la guerra hanno caratteristiche biologicamente ereditate. È particolarmente importante un passaggio scritto durante la riunione di Siviglia (1986):
"È scientificamente scorretto dire che gli esseri umani abbiano un cervello violento. Il modo in cui noi agiamo è modellato dal modo in cui siamo stati condizionati e socializzati. Non c'è nulla nella nostra neurofisiologia che ci costringa a reagire in modo violento e letale".
È anche chiaro che essa deve essere considerata un dissennato fenomeno che ha gravemente turbato l'evoluzione dell'umanità. Ogni essere umano, al pari di tutti gli altri organismi, non è soltanto il simbolo della vita: è la vita stessa. Nessuno la può spegnere.
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